Da Alessandria a Canton: i sogni dei futuristi sbarcano in Cina
Il futurismo sbarca in Cina. Il Paese che corre più veloce: nei cambiamenti, nella crescita, nelle trasformazioni. La terra dove si galoppa a briglie sciolte, lanciata come un razzo verso il futuro. C’è da credere che i protagonisti dell’avanguardia capitanata da Filippo Tommaso Marinetti si riterrebbero più che soddisfatti di quest’ultimo approdo.
Per gli strani incroci del destino, ad un secolo dal primo manifesto, la Cina dei nostri giorni sembra assecondare alcuni dei loro più frenetici sogni. La passione per « le grandi folle agitate dal lavoro», per «il vibrante fervore notturno dei cantieri» e per «le officine appese alle nuvole pei fili contorti del loro fumo» sarebbe ampiamente appagata se i futuristi potessero farsi un giro nei distretti industriali del Celeste Impero.
Fino al 6 marzo
E a proposito di dichiarazioni d’intenti, proprio i più importanti manifesti della corrente artistica costituiscono il cuore della mostra in calendario, fino 6 marzo 2011, al Guangdong Museum of Art di Canton. Una scelta funzionale all’obiettivo della rassegna, quello di evidenziare l’essenza del futurismo come prima avanguardia globale. Ovvero in grado di espandersi e di far penetrare le proprie idee nell’arte, nella poesia, nel cinema, nel teatro, nella moda, nella letteratura, nella grafica pubblicitaria, nella fotografia. I manifesti, dunque, come chiave di lettura di un movimento che voleva ricostruire, attraverso le proprie istanze, l’intero mondo che gli stava attorno.
Le firme prestigiose
Le opere esposte portano firme prestigiosissime, come quelle di Giacomo Balla, Carlo Carrà, Fortunato Depero. Alcune delle stelle più brillanti, insomma, dell’avanguardia preconizzata da Marinetti nel 1909 perché, se è vero che il futurismo ambiva a contaminare tutti i campi della cultura, nei fatti gli esiti più alti li raggiunse soprattutto con la pittura, la scultura e, più in generale, le arti visive.
Gli autori
La mostra «A+B+C/F=Futurismo» offre una buona panoramica sugli approdi del movimento. Dalle sculture di Mino Rosso, Thayhat e Bertelli alle aereofotografie di Masoero e le fotografie di Castagneri, Guarnieri, Caminada e Alfieri. Dai manifesti pubblicitari di Depero, Mastroianni, Carboni, Ratalanga, Di Lazzaro, Marinetti e Djulgheroff, ai «progetti della città nuova» di Antonio Sant’Elia, fino ai rari esempi di editoria con il libro di Bot «la flora Futurista» e con l’ «Anguria lirica» di Tullio d’Albissola.
I contemporanei
Il percorso si chiude con una carrellata di lavori firmati da artisti contemporanei che hanno assimilato la lezione di Marinetti e soci, trasportandone le suggestioni e i germi fino ai nostri giorni. In quest’ultima sezione troviamo i costumi teatrali tratti da disegni di Balla di Pierpaolo Koss, le sperimentazioni sul foto dinamismo di Rosetta Messori e Roberto Goffi , i proclami di arte tessile di Sofia Rocchetti, la compenetrazione plastica dei piani pittorici di Peter Nussbaum, le installazioni plastiche di Massimo Sansavini.
Ponte culturale Italia-Cina
E la mostra si rivela un evento particolarmente interessante perché, oltretutto, segna la prima parte di un accordo che vuole diventare un nuovo ponte culturale tra Italia e Cina. Il prossimo passo sarà, infatti, l’arrivo ad Alessandria (dove la mostra sul futurismo ha fatto tappa quest’estate) della collezione di ombre cinesi, mai esposte fino ad ora nel nostro Paese, intitolata «Play in Shadows».
« A+B+C/F=Futurismo».
Fino al 6 marzo 2011 al Guangdong Museum of Art di Canton.